La “Natività” di Lorenzo Puglisi è in mostra al Museo Marino Marini, alle spalle dell’altare nella celebre Cappella Rucellai. Il dipinto, appena tornato dall’Art Museum Riga Bourse in Lettonia, dove è stato esposto in collaborazione con le Gallerie degli Uffizi, arriva per la prima volta in Toscana con la curatela di Angelo Crespi. Nell’anno che il Museo Marino Marini dedica alla luce come elemento centrale della creazione artistica, per celebrare le festività natalizie, Puglisi si confronta con Caravaggio attraverso il tempo e lo spazio, in una sorta di dialogo a distanza, forte di una poetica che trae forza dal contrasto tra toni chiari e scuri, dai corpi che emergono dall’oscurità per sbocciare in un improvviso chiarore.
“Lorenzo Puglisi – scrive Angelo Crespi – dal nero trae alla luce una “Natività” ben comparabile alla celebre (e trafugata) del Caravaggio: pochissimi tratti, in una sorta di rarefazione del gesto, gli sono sufficienti per adombrare la nascita, l’indice dell’angelo puntato a dio, la linea sottile che disegna l’ala, il volto della madonna e del bambino, le mani che tendono dalla madre al figlio in un gesto assoluto che addirittura trascende il modello primigenio”.
Puglisi guarda infatti all’opera di Caravaggio attraverso il filtro della sua personale ricerca pittorica: l’utilizzo diffuso del nero crea uno sfondo di tenebra assoluta, da cui sprigionano fiotti di luce capaci di definire volumi, volti, parti del corpo realizzate con toni di bianchi cangianti screziati di rosso, come delle presenze catturate in un’espressione o in un gesto, in un percorso verso l’essenzialità della rappresentazione denso di rimandi alla storia della pittura.
L’artista individua una linea verticale nella composizione del dipinto originario, lasciandone emergere solo alcuni punti salienti: dalla mano dell’angelo protesa verso l’alto all’ala e alla testa che puntano giù, conducendo lo sguardo verso il volto di Maria e scendendo lungo le sue dita fino al bambino, dove l’energia della vita va misteriosamente a prendere corpo; l’oscurità e poi la luce, insieme in un contrasto e in una complementare ragion d’essere. La dimensione pittorica di Puglisi entra silenziosamente in un luogo senza tempo, la cui bellezza lascia senza fiato, nel cuore di una tradizione secolare di luce, ombra, contemplazione.
“In un ciclo infinito di vita, nascita e morte, – spiega Puglisi – l’uomo in ogni epoca può solo interrogarsi sul mistero dell’esistenza, sul significato della propria vita: la forte contrapposizione di questi due momenti fondanti per l’essere umano, si ritrovano in questo luogo unico, dove il Tempietto del Santo Sepolcro, capolavoro assoluto di Leon Battista Alberti realizzato in marmi bianco e verde scuro, ci riporta alla caducità inevitabile dell’esperienza dell’uomo, e allo stesso tempo, grazie ai due affreschi al suo interno di Giovanni Piamonte (allievo di Piero della Francesca) ci riporta alla rinascita, alla resurrezione. La Natività dunque, che si ripete ogni anno nella tradizione Cristiana con il Santo Natale, così come nel ciclo naturale del susseguirsi delle stagioni, ma anche come occasione di rinascita sempre possibile, motivo di fede e di speranza nel tempo da venire”.
Lorenzo Puglisi, classe 1971, vive e lavora a Bologna. Lo scorso anno ha inaugurato un’esposizione nella Basilica di Santo Spirito, a Firenze, che ha affiancato il suo dipinto “Crocifissione” alla crocifissione lignea di Michelangelo, con una presentazione critica di Vittorio Sgarbi. Nel 2019 una monografia sul suo lavoro è stata pubblicata da Hatje Cantz (Berlino): il libro comprende le opere più emblematiche della sua carriera d’artista, con una sezione dedicata a Il Grande Sacrificio, la mostra tenutasi in Santa Maria delle Grazie a Milano per commemorare il 500esimo anniversario della morte di Leonardo Da Vinci. Negli ultimi anni la sua ricerca artistica si è concentrata su grandi tele che reinterpretano capolavori del passato in equilibrio tra citazione e sperimentazione. Numerose le mostre personali e collettive che lo hanno visto protagonista in spazi pubblici e privati, in Italia e all’estero. Tra questi il CAC La Traverse a Parigi, Il Pio Monte della Misericordia di Napoli, il Kulhaus di Berlino, Il Museo Riso a Palermo, la Cripta della Chiesa di King’s Cross St. Pancras a Londra, Villa Bardini a Firenze, The Historical Museum di Brema.
Il Museo Marino Marini è nato dalla volontà di Marino e Marina Marini che, alla fine degli anni Settanta del Novecento, individuarono l’ex chiesa di San Pancrazio di Firenze come luogo ideale al quale legare la donazione di opere che l’artista, poco prima di morire, aveva fatto alla città. La ristrutturazione della chiesa, recuperata dopo secoli e ridestinata a una funzione pubblica, è stata realizzata dagli architetti Lorenzo Papi e Bruno Sacchi che hanno saputo creare un allestimento a immagine e somiglianza di quel mondo così affascinante di Marino Marini, uno dei personaggi più significativi della cultura figurativa del Novecento. Il museo ospita 183 opere di Marino Marini: disegni, litografie, dipinti, sculture, tutte esposte al pubblico sui quattro livelli del museo. Parte integrante del museo, recuperata alla visita del pubblico dopo un lungo restauro, è una delle meraviglie del Rinascimento fiorentino: la Cappella Rucellai, capolavoro assoluto dell’architetto Leon Battista Alberti, con il Tempietto del Santo Sepolcro.