Nasce a Maniago nel 1919. All’Accademia di Belle Arti di Venezia seguirà i corsi tenuti da Virgilio Guidi fino al 1934 e già nel 1933, selezionato tra le nuove proposte dalla Galleria del Milione, esporrà le sue opere nello spazio milanese. Nel 1936, grazie a una borsa di studio, si trasferisce a Roma dove entra in contatto con gli esponenti della Scuola romana ed ispirato dai loro lavori inizia una ricerca stilistica e coloristica. Al Premio Bergamo, nel 1940, vinto da Guttuso e Mafai, verrà segnalato insieme a Galvano. Con l’inizio della Seconda Guerra Mondiale farà rientro a Venezia dove frequenterà l’ambiente artistico e culturale che si oppone alla guerra, tra lesue amicizie Arturo Martini, Carlo Scarpa, Afro Basaldella, Giulio Turcato, Emilio Vedova e Zaira che diventerà sua moglie.
E’ a Venezia, nel 1941, che si tiene la sua prima mostra personale e dopo inizierà un periodo di interruzione dell’attività che durerà fino al 1945, in quell’anno nasce L’Arco, l’associazione culturale di sinistra fondata da Ferruccio Bortoluzzi, l’artista ricomincia a dipingere e a ricercare nuove forme espressive. Presso la Galleria de L’Arco, nel 1946, successo per la mostra “Tempere partigiane” con le opere di Pizzinato e Vedova e nell’agosto avviene la prima formulazione della Nuova Secessione artistica Italiana in opposizione al Novecento, in autunno il gruppo sarà denominato Fronte Nuovo delle Arti e Pizzinato vi aderirà fino al suo scioglimento.
Nel 1947, prima a Venezia e poi a Milano si tengono le prime mostre del nuovo movimento e l’anno seguente la consacrazione sarà alla Biennale di Venezia, la prima del dopoguerra, due sale saranno dedicate agli artisti del Fronte ai quali sarà riconosciuto un grande successo, l’opera “Primo maggio” verrà acquistato da Peggy Guggenheim ed oggi si trova esposto al MOMA di New York. Con lo scioglimento del Fronte Nuovo delle Arti, nel 1950, Pizzinato aderisce in maniera radicale al realismo sociale e nei primi anni Sessanta realizza opere e con un maggiore richiamo alla figurazione, in seguito dalla metà degli anni Sessanta il richiamo all’astrazione si accentua e le nuove opere sono caratterizzate da una dimensione lirica e non oggettiva. Muore a Venezia nel 2014.