In occasione del secondo centenario della morte di Antonio Canova (1757 – 1822), Villa Carlotta celebra l’eredità di uno dei più grandi maestri della scultura di tutti i tempi in grado di trasformare l’idea stessa della scultura e la sua tecnica, creando capolavori immortali diventati popolari e riprodotti in tutto il mondo. Le celebrazioni di questo anno speciale si chiuderanno con la mostra “Canova, novello Fidia”, che è stata aperta il 24 settembre presso la Villa, a cura di Gianfranco Adornato, Professore
Associato di Archeologia classica alla Scuola Normale Superiore di Pisa, con Maria Angela Previtera, direttrice di Villa Carlotta, e Elena Lissoni, conservatrice museale di Villa Carlotta.
La mostra, la prima nel suo genere, pone a confronto la poetica artistica di Antonio Canova con quella di Fidia di Atene, suo “alter ego” dell’antichità, invitando il pubblico a intraprendere un inedito percorso alla riscoperta dei due autori attraverso il dialogo tra le opere canoviane del museo e alcuni importanti prestiti di reperti archeologici provenienti dai maggiori musei italiani.
La mostra vanta infatti numerosi prestiti d’eccezione, a partire dal torso dell’Amazzone ferita delle collezioni dei Musei Reali di Torino, unica versione al mondo in basanite – un materiale estratto nella regione dello Wadi Hamammat in Egitto, assai difficile da lavorare e molto prezioso – messo a confronto con il gesso originale della Musa Tersicore di Antonio Canova delle collezioni di Villa Carlotta. Il soggetto dell’Amazzone si può apprezzare anche nella forma di un’erma proveniente dalla celebre Villa
dei Papiri di Ercolano, oggi conservata nel Museo Archeologico nazionale di Napoli, e in una versione miniaturizzata in bronzo proveniente dal Museo Archeologico Nazionale di Firenze.
Riguardo alla celebre statua fidiana in oro e avorio che rappresentava Zeus in trono e che si trovava nel suo tempio a Olimpia, considerata la quarta meraviglia del mondo, in mostra si trova una delle sole due monete antiche sopravvissute fino a oggi, databile agli ultimi anni del regno di Adriano, che ritrae il padre degli dei in tale posizione. A suggellare l’incontro e il
dialogo tra Fidia e Canova, si è scelto di porre a confronto la Testa di Apollo del Museo Archeologico di Napoli con il Palamede canoviano, opera simbolo di Villa Carlotta.
Completano il percorso alcuni calchi delle sculture del Partenone provenienti dall’Accademia di Belle Arti di Brera, con la quale Canova aveva intrecciato uno stretto rapporto. Fu proprio grazie all’intervento dello scultore di Possagno che i marmi, trasportati da Lord Elgin da Atene a Londra, ebbero finalmente una paternità e un posto di primo ordine nella storia dell’arte antica, moderna e contemporanea. Canova durante una visita a Londra nel novembre del 1815, ne aveva ammirato da vicino “le
figure in grande, nelle quali l’artista poteva far mostra del suo vero sapere”, affermando che “le opere di Fidia sono vera carne cioè bella natura”.