Dal Libro alla Tv “La Farfalla impazzita” per il Giorno della Memoria su Rai Uno

Ispirato dal libro “La Farfalla impazzita.Dalle Fosse Ardeatine al processo Priebke ” uscito per i tipi de La Giuntina nel 2013 è il film che Rai Uno trasmetterà in prima serata mercoledì 29 gennaio in occasione della Giornata della Memoria che vede l’attrice fiorentina Elena Sofia Ricci nei panni della protagonista Giulia Spizzichino autrice del testo insieme a Roberto Riccardi. Il destino ha voluto affidarle un compito molto duro ma di grandissima importanza, quello del testimone. Sopravvissuta alle persecuzioni naziste Giulia Spizzichino, ebrea di Roma , ha visto decimare la sua famiglia con la perdita di ben ventisei familiari di cui sette trucidati nella strage delle Fosse Ardeatine, mentre gli altri furono tutti deportati ad Auschwiz.

“La farfalla impazzita”  era il  soprannome scelto per lei  dall’amico Stefano Persiano che l’autrice ha voluto così omaggiare. ”Ho fatta mia la definizione – scrive Giulia Spizzichino – perché, ripensando a ciò che è stata la mia vita e soprattutto al periodo successivo alla tragedia che l’ha sconvolta, è così che mi sono sentita. Ho volato e volato senza sapere cosa cercare, limitandomi a sfiorare ciò che trovavo lungo la strada. Amori che mi venivano offerti e che neanche mi fermavo a considerare. Ecco, non essermi posata sull’amore è stato l’errore più grande”.

Un libro oltremodo necessario, perché ogni storia personale e familiare ci aiuta a capire sempre di più, ad aggiungere un tassello alla conoscenza dei fatti, a volte, nei libri di scuola, sintetizzati in poche righe. Un libro commovente che ci incolla alla pagina fino alla fine, scritto in punta di penna con la dolcezza e la forza di un’esordiente che ha superato l’ottantina, una bellissima signora oggi come allora, quando nel negozio di tessuti del padre indossava gli abiti esclusivi cuciti per lei da abili sarte, una perfetta mannequin, una principessa.

La vita di bambina viene sconvolta dopo la retata del 16 ottobre del 1943 e da lì inizia per lei e la sua famiglia la fuga e la ricerca di un nascondiglio, sempre più sicuro. Proprio in quella retata furono catturate due zie e quattro cuginetti, tutti bambini al di sotto i sette anni; nessuno di loro farà ritorno da Auschwitz. Appartengono al ramo materno della famiglia, i Di Consiglio, le sette vittime delle Fosse Ardeatine, uccise il 24 marzo del ’44, tre generazioni spazzate via in un colpo solo, il nonno Mosè di settantaquattro anni, tre zii e tre cugini. Il riconoscimento delle loro salme fu possibile solo confrontando dei pezzetti di stoffa dei vestiti, tanto erano aggrovigliati i corpi. Troppe perdite e tutte insieme, un dolore inconsolabile, fantasmi e pensieri che si rincorrono nelle notti insonni. Altro dolore si aggiunge, la morte assurda del primogenito, il piccolo Massimo, morto all’età di sei anni per una dose sbagliata di antitetanica.

Poi nel 1968 la nascita del secondo figlio, Marco “la cosa più bella che Dio mi ha dato”. La sua testimonianza in Argentina, tra le tappe di Buenos Aires e di Bariloche, sarà fondamentale per l’estradizione di Priebke. Ovunque ad accoglierla, folle di giornalisti e di persone e al teatro di San Martìn le sue parole commosse “Stasera sono venuta qui per raccontarvi ciò che è accaduto alla mia famiglia, ma davanti a un dramma ancora così vicino, come quello dei desaparecidos, non posso parlare delle mie sofferenze”. Per una strana coincidenza, il 24 marzo, ma del 1976, è anche la data del colpo di Stato in Argentina, da quel giorno anche quello del ’44 sarà ricordato.

 

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