Nella notte tra il 13 e il 14 settembre del 1321 moriva a Ravenna, città che lo aveva accolto negli ultimi anni del suo esilio e dove aveva concluso la stesura della sua Commedia che lo avrebbe reso celebre in tutto il mondo, Dante Alighieri, poeta, scrittore, uomo politico e padre della lingua italiana. Sono passati 700 anni da quel giorno ma la sua opera, attraverso la Divina Commedia e gli altri componimenti che ci ha lasciato, è più viva che mai e in tutto il mondo la sua figura viene studiata e celebrata da persone di ogni età. Anche Firenze 1903 ha voluto rendere omaggio a questa figura immortale e sempre attuale della cultura italiana con una Stilografica da Collezione in Limited Edition di 50 esemplari numerati, prodotta artigianalmente nelle officine Visconti di Firenze.
Sin dalla sua creazione la Commedia divenne subito uno dei testi più conosciuti e più diffusi, esistono infatti opere miniate a partire dal 1337 e nel XIV secolo furono seicento i manoscritti del poema. Le prime edizioni a stampa risalgono al 1472 ma le nuove tecniche di riproduzione non interruppero la creazione dei manoscritti miniati.Nella Firenze della seconda metà del Quattrocento la produzione di ricchi codici miniati è un’attività fiorente e vi lavorano importanti miniaturisti e calligrafi di fama, ricercati per le loro creazioni dalla corti europee.Tra i manoscritti di questo periodo della Divina Commedia quello in assoluto di maggior pregio venne commissionato da Lorenzo di Pierfrancesco, cugino di Lorenzo de’Medici, a Sandro Botticelli che per lui aveva dipinto l’ “Allegoria della Primavera” e “Pallade e il centauro”. I disegni erano disposti in orizzontale su singoli fogli di pergamena e una volta rilegati il disegno nella parte superiore avrebbe illustrato il canto scritto nella parte inferiore, disposto in quattro colonne dal più importante copista dell’epoca Niccolò Mangona: si tratta della prima Divina Commedia illustrata in ogni sua parte da un artista e che avrà molti illustri esempi nella storia dell’arte sino ai nostri giorni.
La serie completa delle illustrazioni doveva servire a interpretare dal punto visivo il poema ed in questo Botticelli riuscì ad esprimere una capacità eccezionale nel penetrare un testo ed illuminarne il significato.
I fogli con le illustrazioni, oggi, sono conservati presso il Gabinetto Disegni e Stampe di Berlino e alla Biblioteca Apostolica Vaticana e nella storia delle illustrazioni della Divina Commedia rappresentano senza dubbio un unicum, senza contare che pochi altri sono i disegni che sono giunti a noi a documentare l’opera grafica di Botticelli la cui fama si deve soprattutto ai dipinti, suoi e della sua fiorente bottega. Tra le novantadue illustrazioni giunte Firenze 1903 si è ispirata a quella che Sandro Botticelli dedica al VI Canto del Paradiso, che ha come protagonista l’imperatore Giustiniano. Il cielo di Mercurio è pieno di luci in cui risiedono le anime dei beati che sulla terra hanno avuto una certa celebrità. Una miriade di fiammelle orientate verso l’alto sono all’interno del cerchio che simboleggia il cielo e al centro si trovano Dante e la sua guida celeste per la Cantica del Paradiso, Beatrice, che con la sua immagine slanciata, si impone sulla figura del poeta e con la mano destra indica il cielo successivo. Un’immagine di grande suggestione e di squisita fattura. Botticelli maestro della linea in questo disegno ci restituisce l’immagine simbolica del viaggio nell’aldilà compiuto attraverso le tre cantiche della Divina Commedia fino al raggiungimento delle sfere inaccessibili a cui viene condotto da una Beatrice così simile alla sua musa Simonetta Vespucci, la Venere celebrata quale ideale di bellezza nell’arte rinascimentale.
Un disegno che racchiude l’essenza dell’opera botticelliana, il segno incisivo, la sapiente resa delle forme, l’efficacia narrativa e la capacità inventiva non riscontrabili in nessun altro artista del suo tempo. Per questa Stilografica da Collezione è stata scelta una resina dal colore blu traslucente con il decoro in Scrimshaw in argento. Il blu è il colore del cielo e della trascendenza, il colore dell’infinito, l’unico che poteva essere usato per rendere omaggio al viaggio nell’aldilà del sommo poeta con la Divina Commedia. E ancora il blu è associato alla forma geometrica del cerchio, simbolo dell’eterno moto dello spirito, è il colore della conoscenza superiore e delle sfere inaccessibili, proprio dove Botticelli immortala Dante insieme alla guida celeste Beatrice-Venere. Abbinato al blu l’argento che illumina le tenebre e raggiunge la conoscenza. La Stilografica Dante Alighieri è dedicata a Fernando Corona che, con la sua prematura scomparsa, nel 2020, ha lasciato un vuoto incolmabile nell’editoria e nella cultura italiana e in tutti coloro che lo hanno conosciuto e hanno apprezzato la sua opera innovatrice ma nel rispetto della tradizione, il suo sguardo verso il futuro, precursore in ogni campo e soprattutto lo spirito di indipendenza che lo ha distinto per tutto il corso della sua esistenza.