Inaugurata a gennaio a New York, nella sede del Center for Italian Modern Art – CIMA- la mostra “Facing America: Mario Schifano, 1960- 1965” a cura di Francesco Guzzetti Ph.D. e aperta al pubblico fino al 5 giugno, è la prima mostra istituzionale dedicata a Mario Schifano e alla sua attività dei primi anni Sessanta. Realizzata con il patrocinio dell’Archivio Schifano a Roma, del Ministero per i Beni e le attività culturali ed il turismo e dell’Ambasciata italiana a Washington l’esposizione che vanta una trentina di opere di assoluta importanza storica e qualità mira a presentare Mario Schifano come figura centrale nella transizione tra gli anni dell’immediato dopoguerra e l’arte contemporanea in Italia e a livello internazionale. L’esposizione è incentrata sul rapporto dell’artista italiano con l’ambiente artistico di New York partendo dai monocromi dei primi anni ’60 alla pratica figurativa sviluppata tra il 1962 e il 1965, quando incorporò riferimenti “Pop” e ridefinì i generi tradizionali della pittura nei suoi dipinti.
Le opere create tra il 1960 e il 1962 furono subito apprezzate dalla gallerista Ileana Sonnabend, la cui galleria parigina sarebbe stata la porta di accesso all’Europa per la nuova avanguardia statunitense, gallerista che metterà sotto contratto Mario Schifano e a cui sarà dedicata una mostra personale nel 1963. Grazie alla collaborazione con The Sonnabend Collection Foundation alcun i capolavori di Schifano già della collezione di Ileana Sonnabend sono esposti in mostra insieme ad altri celeberrimi artisti della galleria come Jime Dine, Jasper Johns e Robert Rauschenberg, il cui lavoro offre una prospettiva di confronto con l’opera di Schifano di quel periodo.
Prima della mostra nella sua galleria Ileana Sonnabend riuscì a far partecipare Mario Schifano alla mostra “The New Realists” presso la Sidney Janis Gallery a New York nel 1962, questa fu la prima esposizione di Schifano negli Stati Uniti alla quale partecipò spedendo un dipinto della serie Propaganda, la serie di dipinti in cui iniziò ad integrare riferimenti della realtà all’interno del quadro, inserendo i loghi delle grandi compagnie americane come Coca Cola ed Esso. I primi quadri di Propaganda risalgono all’inizio del 1962, pochi mesi dopo che Warhol aveva iniziato ad inserire la forma della bottiglia e il logo di Coca Cola per la prima volta nel 1961. Propaganda attesta l’assoluta originalità della visione di Mario Schifano rispetto alle tendenze dell’arte internazionale degli anni Sessanta, lo stesso titolo allude al sentimento di disillusione che Mario Schifano iniziò a percepire nei confronti del modello americano, via via che familiarizzava con la cultura statunitense.
Dopo la transizione alla figurazione e alla conclusione del contratto con Ileana Sonnabend, Mario Schifano visitò New York insieme alla sua compagna, la modella Anita Pallenberg, la coppia rimase nella Grande mela dal dicembre del 1963 fino al giugno 1964. In quel periodo ebbe la sua prima mostra personale alla Odyssa Gallery che venne recensita positivamente dal New York Times, la lunga permanenza permise una conoscenza più approfondita della complessa realtà culturale e contribuì al senso di disillusione verso il mito postbellico degli Stati Uniti come si evince dagli scatti fotografici dell’artista che sono esposti al pubblico per la prima volta.
Particolarmente importante fu il rapporto di amicizia con Frank O’Hara che lo introdusse nella cerchia culturale di scrittori, artisti, musicisti, critici dell’avanguardia culturale e figure della controcultura emergente come Allen Ginsberg, Bill Berkson, Thelonius Monk, Charles Mingus.
I dipinti realizzati al suo rientro in Italia riflettono la consapevolezza della complessità di quello scenario artistico-culturale. Se da una parte Mario Schifano manterrà i contatti con le nuove correnti del mondo anglosassone come la collaborazione con i Rolling Stones che porterà alla realizzazione del film Round Trip che verrà presentato al CIMA per la prima volta negli Stati Uniti, dall’altra parte, i suoi dipinti, al rientro in Italia, esprimeranno il desiderio di riaffermare i legami culturali con l’Italia come reazione ai miti americani. Connotate spesso da riferimenti politici le opere prodotte negli anni dopo il 1965 costituiscono un repertorio di immagini particolari e complesse, la cui forza si deve alle molteplici esperienze e alle evoluzioni artistiche del suo percorso tra il 1960 e il 1965.