Farsettiarte quest’estate rende omaggio ad uno dei protagonisti indiscussi del Novecento e del Futurismo: Gino Severini. La mostra dal titolo “Gino Severini. Geometrie e visioni” a cura di Daniela Fonti sarà aperta da domani, domenica 1 agosto, nella nuova sede di Cortina, in Piazza Roma 10 nell’ex Funivial Pocol, fino al 5 settembre per proseguire poi negli spazi della galleria di Milano. Entro la fine del 2021 è prevista la nuova edizione del Catalogo Ragionato, curato anch’esso da Daniela Fonti e Romana Severini Brunori.
Gino Severini (Cortona, 7 aprile 1883 – Parigi, 26 febbraio 1966), agli esordi della sua pittura è attratto dal mutamento linguistico dell’avanguardia e successivamente da una ricerca di equilibrio armonico, di ispirazione classica che contraddistinguerà tutte le stagioni successive, da quella più rigorosa degli anni Venti e Trenta, a quella più estroversa e libera degli anni Quaranta, ai recuperi neocubisti e neofuturisti degli anni Cinquanta e Sessanta. I temi chiave della mostra sono quelli più cari al Maestro, capaci di narrare l’universo variegato di una personalità raffinatamente eclettica.
Il Ritratto emerge subito agli inizi del secolo nella sua fase divisionista e resta un soggetto importante anche nel periodo futurista, e più limitatamente, in quello cubista. Nei secondi anni Trenta, Severini riprende il tema, con la rimeditazione della grande produzione del ritratto romano. Fin dall’anteguerra è altresì attratto dalle maschere, dalla vita di Pulcinella e degli arlecchini, un microcosmo che a Parigi si indentificava come il Théâtre de la comédie italienne.
L’elemento distintivo dalla maschera nella sua produzione, attraverserà diverse stagioni stilistiche, dai primi disegni e gouaches con Arlecchini dipinti per il mercante Léonce Rosenberg degli anni Venti, alle saltuarie riprese del tema negli anni Trenta, fino all’esplosione gioiosa delle maschere musicanti negli anni Quaranta. Severini scopre il dinamismo a partire dagli anni 1910, quando inizia a frequentare più assiduamente i balli dei locali francesi.
La danza rappresenta senza alcun dubbio un altro tema che più lo contraddistingue nel tratto futurista, e per il quale concepisce decine di composizioni che dal primo carattere più descrittivo-cinetico (le ballerine dei café-chantant) arriveranno ad una formulazione quasi astratta di natura cosmica, nella magnifica serie delle Espansioni della luce. Alla figura danzante, immersa nel balletto classico, tornerà alla fine degli anni Quaranta, in opere neocubiste e neopuntiniste, sempre presenti nelle Biennali veneziane del dopoguerra.
Anche Il Paesaggio e la Natura morta rappresentano due costanti nella pittura di Severini, sia nella fase divisionista che in quelle futurista e cubista. In particolar modo la seconda domina come soggetto prediletto, attraverso decenni di pittura fino agli anni Cinquanta e Sessanta. Dal 1919, anno del dopoguerra, emergono quadri audacemente doppi. Alle nature morte apparentemente cubiste, l’artista associa una nuova ricerca della serietà, dove l’oggetto diventa un pretesto per una composizione solenne, a metà tra la geometria descrittiva e la partitura musicale.