Eretici. Arte e vita è il secondo capitolo di una trilogia che il Mart dedica all’eresia contemporanea aperta al pubblico fino al 19 febbraio. L’estate scorsa la prima tappa ha presentato al pubblico le eresie erotiche ed erotomani di Pierre Klossowski, Carol Rama, Hans Bellmer e Pierre Molinier; la terza tappa, sul design, sarà allestita la prossima primavera.
Con Eretici il Mart attraversa il secondo Novecento alla ricerca di visionari anticonformisti, dei difformi rispetto alle posture condivise, del pensiero autonomo e scomodo. È un’indagine che interroga su quale possano essere oggi i linguaggi eretici e quali le sue manifestazioni.
Suddivisa in aree tematiche la mostra indaga l’agire eretico nella televisione, nel cinema, nell’arte visiva, nella letteratura, nella musica; provando a raccontare la voce di alcuni rivoluzionari solitari negli spazi pubblici, nella cultura e nell’entertainment.
Pier Paolo Pasolini, Mattia Moreni, Alda Merini, Carmelo Bene, Giovanni Testori, Nan Goldin, ORLAN, Anagoor sono solo alcuni e alcune tra artisti, autori, intellettuali, scrittori, musicisti che popolano il progetto. Selezionati dal curatore insieme a un gruppo di noti studiosi, questi eretici sono persone che andando controcorrente sono state ostacolate, marginalizzate e talvolta espulse dal sistema sociale.
Alcuni, come Pasolini, ne hanno messo in discussione i poteri o l’intera struttura; altri lo hanno deriso, come Mattia Moreni. Taluni hanno percorso strade parallele, è il caso degli outsider Sylvano Bussotti, Sergio Vacchi e Giannetto Fieschi o dei pazienti psichiatrici dell’Ospedale di San Giacomo alla Tomba i cui lavori hanno animato l’atelier curato dagli scultori Michael Noble e Pino Castagna e che in mostra costituiscono la sezione curata da Daniela Rosi. Altri ancora hanno frequentato le controculture del cyberpunk come Piermario Ciani – bacheca a cura di Duccio Dogheria-o del porno,come Cosey Fanni Tutti o Jürgen Klauke. Qualcuno ha scelto la dannazione e ha sofferto l’esclusione dal sistema stesso, per esempio Cesare Lazzarini; infine alcuni, come ORLAN hanno incarnato l’eresia agendola direttamente sul proprio corpo.
Tutti hanno avuto un palcoscenico, uno spazio pubblico nel quale l’eresia è stata manifestata, condivisa. Per molti la “piazza pubblica” del secondo Novecento è stata la televisione, grande macchina del consenso, ma anche del dissenso, la cui regola prima è the show must go on. Luogo privilegiato per i dissidenti e per i provocatori, nel quale sono concesse maggiori licenze che altrove e dove non vive il meccanismo censorio presente per esempio sui social network, rappresenta il palco contemporaneo per eccellenza. Poco dopo l’ingresso della mostra, i visitatori incontrano nove schermi che trasmettono in loop spezzoni di Blob, uno dei programmi più longevi della televisione italiana. Ideato da Angelo Guglielmi, dirigente di Rai3, insieme ai critici cinematografici Enrico Ghezzi e Marco Giusti, Blob è la più eretica delle trasmissioni, capace di mettere a nudo la società italiana, i suoi limiti, le sue idiosincrasie.
L’esposizione prosegue alternando immagini più quiete a momenti più duri, come i due estratti dal film Salò o le 120 giornate di Sodoma(1975) di Pasolini che, allora come oggi, risultano quasi insostenibili. Si tratta delle discusse scene di sodomia e di coprofagia, con le quali Pasolini pose il tema della violenza e della coercizione del potere. La sezione su Pasolini è curata da Simona Zecchi.
Se l’eresia risulta disturbante anche in alcuni dei feroci lavori di Mattia Moreni, la cui provocazione serve per far passare i contenuti di cui l’eresia si nutre, o nella project room dedicata al lavoro di ricerca della galleria Guido Costa Project, presente con opere di Nan Goldin, Leigh Ledare, Fabio Paleari e Boris Mikhailov, in altri passaggi della mostra risulta più concettuale, come negli spazi dedicati a Carmelo Bene la cui voce ammonisce sul pericolo del “depesamento” e riecheggia nel video di Rä di Martino – sezione a cura di Brizia Minerva –. Non mancano zone più concilianti, come quella dedicata alla letteratura nella quale ogni sabato e domenica gli attori del Collettivo Clochart leggono brani di letteratura e poesia selezionati da Fabio Canessa (dal martedì al venerdì saranno disponibili le video registrazioni delle performance).
Tra tutti coloro che, oltre a professarlo, praticano il pensiero eretico si incontrano Sylvano Bussotti – sezione a cura di Stefano Sbarbaro, già curatore di una recente mostra Mart –, Alessandri e Colombotto Rossi – sezione a cura di Concetta Leto – e Sergio Vacchi e Giannetto Fieschi (opera nella foto) – sezione a cura di Andrea B. Del Guercio.
Tra riferimenti religiosi, richiami alla tradizione classica e ai miti, non mancano provocazioni oscene o opere di denuncia come il film sull’industria alimentare del collettivo Anagoor. Nel percorso di visita si incontra anche una feritoia dalla quale si vede una scultura di Nicola Samorì, posizionata nel Giardino delle Sculture. La mostra si chiude con una piccola “discoteca” nella quale i visitatori possono scegliere quale canzone ascoltare tra quelle scelte da Stefano Di Trapani.
Alla ricerca dei limiti linguistici, sfidati principalmente attraverso le immagini, Eretici è dissacrante, talvolta scandalosa, non censura la pornografia, né l’orrorifico, decostruisce anche i riferimenti religiosi, le prassi assodate e le posizioni comode. Ne scaturisce una dimensione viscerale e vitale, che come recita il titolo è Arte e vita. Per questa mostra il Mart si è avvalso del prezioso contributo scientifico di Fabio Canessa, Andrea B. Del Guercio, Stefano Di Trapani, Duccio Dogheria, Concetta Leto, Brizia Minerva, Daniela Rosi, Stefano Sbarbaro, Simona Zecchi.