“La stanza dei modelli”. Sculture restaurate dal Museo Ginori a Villa La Petraia

Il Made in Italy della Manifattura di porcellane Ginori è stato ambasciatore di arte e bellezza nel mondo fin dal Settecento, non solo con gli splendidi serviti che decoravano le mense dei palazzi reali e delle casate più illustri, ma anche con straordinarie riproduzioni di capolavori, diventate preziosi e ricercatissimi souvenir del Grand Tour. Poco dopo aver fondato a Doccia, nel 1737, la celebre Manifattura che porta il suo nome, il marchese Carlo Andrea Ginori acquistò dalle botteghe di vari artisti fiorentini modelli in terracotta, in gesso e in cera, ma anche forme in gesso per dotare l’impresa di un campionario finalizzato alla realizzazione di sculture in porcellana destinate al mercato. La scelta dei modelli, materiali d’uso e veri e propri strumenti di lavoro che il marchese salvò così da una probabile dispersione, rifletteva le preferenze collezionistiche del tempo, in particolare il gusto antiquario alimentato dai viaggiatori nordeuropei che, in Italia per il loro Grand Tour, acquistavano riproduzioni in formato ridotto dalla statuaria classica, richiestissime dalla clientela internazionale.

La raccolta di modelli costituisce il nucleo più nobile e caratterizzante dell’impresa Ginori: un giacimento di materiali a volte poveri e lacunosi, che rappresenta il corpus più antico della collezione, fonte inesauribile di informazioni sul modus operandi degli artisti nella Manifattura e sulle tecniche da loro adottate. Questo tesoro si presenta oggi piuttosto danneggiato, con tagli, macchie, ingiallimenti diffusi, crettature, cadute, incollaggi e stuccature dovute all’utilizzo e al tempo. Grazie alla raccolta fondi promossa nel 2018 da Artigianato e Palazzo in collaborazione con l’Associazione Amici di Doccia e MiC – Direzione regionale musei della Toscana, e al sostegno della Regione Toscana, è stato possibile restaurare 44 modelli tra quelli più bisognosi di un intervento di recupero: 28 cere, 4 gessi e 12 terrecotte.
Proprio un significativo gruppo di questi modelli è il protagonista della mostra organizzata dalla Direzione regionale Musei della Toscana – Villa medicea La Petraia, con la Fondazione Museo Richard Ginori e l’Associazione Amici di Doccia, col contributo anche di Unicoop Firenze. Curata da Giulia Basilissi e Giulia Coco, con la collaborazione di Rita Balleri, Livia Frescobaldi e Oliva Rucellai, è arricchita da video che illustrano gli interventi di restauro sulle opere esposte, così da poter osservare nel dettaglio il delicato recupero di questi preziosi manufatti. Una scelta non casuale quella di ospitare tali opere a Villa La Petraia, da secoli strettamente legata al territorio di Sesto Fiorentino, il medesimo di appartenenza della Fabbrica.

Non solo. L’antica residenza medicea e lorenese, quindi dei Savoia, oggi museo statale, conserva ed espone manufatti Ginori: oggetti d’uso quotidiano ma anche raffinati decori che caratterizzavano parte della produzione della Manifattura, sviluppatasi anche allo scopo di adornare residenze nobili d’Italia e d’Europa. La mostra, allestita negli ambienti appena restaurati, parte del nuovo percorso espositivo della Villa, è la prima dopo la recente costituzione della Fondazione Museo Archivio Richard Ginori della Manifattura di Doccia. L’esposizione offrirà al visitatore la possibilità di ammirare opere pressoché inedite, di comprendere l’utilizzo e la finalità dei modelli in relazione alla produzione della Manifattura e di scoprire il lavoro di artisti e artigiani coinvolti nell’Impresa, oltre agli aspetti più tecnici e meno noti della creazione e della conservazione di queste vere e proprie opere d’arte.Gli interessi di Carlo Ginori si orientarono infatti anche alla tradizione fiorentina della scultura tardo barocca in bronzo in piccolo formato, alimentata dal collezionismo mediceo. Tradizione che ebbe uno dei suoi momenti più alti nella commissione da parte di Anna Maria Luisa de’ Medici, tra il 1722 e il 1725, di una serie di piccoli gruppi in bronzo raffiguranti soggetti biblici, realizzati da scultori attivi per la corte granducale toscana tra Seicento e Settecento. Gli straordinari modelli dei bronzetti del David con la testa di Golia di Giovanni Battista Foggini, a confronto col modello in cera, e del Sacrificio di Isacco di Giuseppe Piamontini esposti in mostra bene esemplificano queste tendenze artistiche ancora vive intorno alla metà del Settecento. Tra le opere in mostra merita una particolare attenzione, per la freschezza del modellato e l’originale invenzione, la terracotta raffigurante il Bacchino ebbro, opera di uno dei maggiori maestri bronzisti del tardo barocco fiorentino, Massimiliano Soldani Benzi. Il gruppo, finissimo esempio dell’arte scultorea di fine Seicento, è qui presentato al pubblico per la prima volta. Si espone per la prima volta anche il bassorilievo col Trionfo di Bacco e Arianna, dopo il paziente restauro che ha permesso di recuperarne e ricomporne i vari frammenti, restituendo così leggibilità all’opera.

 

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