«La retrospettiva di Michael Christopher Brown, con le sue fotografie che ci catapultano dalla Cina a Cuba durante i funerali di Fidel Castro, dal Congo all’Afghanistan, dal Messico alle metropolitane di Pechino, contribuisce ad arricchire l’offerta culturale di Catania che vede protagonista la fotografia di grandi autori, da Gabriele Basilico a Castello Ursino a Phil Stern nel padiglione all’interno del Museo dello Sbarco. Tutti progetti resi possibili grazie all’importante contributo di un nostro partner privato come la Fondazione OELLE Mediterraneo Antico», commenta Salvo Pogliese, sindaco della Città Metropolitana di Catania.
LA PRIMA RETROSPETTIVA EUROPEA
Per la prima volta in Europa si inaugura a Catania una retrospettiva fotografica di Michael Christopher Brown (1978, Skagit Valley, Stati Uniti), il fotoreporter americano contemporaneo che più di ogni altro ha rivoluzionato l’immaginario dell’informazione. Nelle sale della Galleria d’Arte Moderna-Le Ciminiere sono esposte oltre duecento fotografie che ripercorrono la carriera del giovane reporter e i suoi viaggi nel mondo per raccontare conflitti, popolazioni e territori.
Michael Christopher Brown è un fotoreporter testimone del nostro tempo, che documenta gli eventi imprimendo alle sue immagini una forte narrazione introspettiva. È anche un innovatore del linguaggio del fotoreportage. E non solo del racconto, ma anche degli aspetti tecnici legati al mezzo di ripresa. L’iPhone è infatti il suo strumento d’elezione quando, nel 2013, si guadagna la candidatura per la prestigiosa Magnum, la più storica e autorevole agenzia fotografica a livello internazionale. Molti suoi reportage sono stati realizzati con l’iPhone, strumento che nessun fotoreporter professionista aveva mai pensato di impiegare per immortalare un conflitto. Durante la rivoluzione in Libia, la sua macchina fotografica si rompe, così decide di continuare a lavorare usando solamente l’iPhone. Scatti espliciti, brutali, inclementi di corpi senza vita e del viso di Gheddafi pestato a sangue rappresentano così uno dei primi reportage pubblicati sulle principali testate internazionali a essere realizzato interamente con uno smartphone. «Seguiranno i reportage eseguiti in Cina, a Cuba durante i funerali di Fidel Castro, in Congo, in Afghanistan, in Messico, nelle metropolitane di Pechino o nella remota isola russa di Sakhalin, – tutti documentati nella mostra di Catania – che lasciano un segno indelebile nella descrizione contemporanea del nostro mondo. In questi reportage la tensione introspettiva della narrazione si fonde perfettamente con gli aspetti compositivi delle immagini. In questa retrospettiva Brown racconta l’attualità di un mondo in conflitto e molto cruento, ma anche la speranza che la narrazione di un mondo migliore possa ancora essere scritta, attraverso l’occhio sensibile della fotocamera di un iPhone», dichiara Ezio Costanzo, curatore della mostra.
IL CONTRIBUTO DI MICHAEL CHRISTOPHER BROWN ALLA FOTOGRAFIA CONTEMPORANEA
«Americano, classe 1978, figlio di un fisico, ha sin da subito sostituito la cultura del college a quella dell’avventura e del viaggio. Il suo linguaggio innovativo – intrecciato perfettamente a una solida cultura fotografica collegata ai grandi reporter del passato e a un’attenta visione della luce, faro portante delle sue fotografie – fa di Michael Christopher Brown un grande testimone del nostro tempo. Testate come FORTUNE, THE ATLANTIC, GEO, TIME, NATIONAL GEOGRAPHIC e molte altre hanno pubblicato massivamente i suoi lavori, spesso realizzati con il telefono cellulare, atteggiamento che gli ha permesso di permeare resistenze e ostacoli sociali, realizzando riprese memorabili caratterizzate da angolazioni inaspettate. iPHONE inteso pertanto come prolungamento del corpo, oggetto piccolo e non invasivo, accettato nei dolorosi luoghi di guerra, durante le rivoluzioni o in semplici momenti di spontanea umanità. Possiamo definire Brown un nativo dell’era digitale e dell’utilizzo della mobile photography, e un profondo conoscitore dei meccanismi che regolano il rapporto con i social come strumento professionale e di diffusione del suo lavoro. Grazie alle sue indicazioni, oggi ogni essere umano connesso, potenzialmente, può rappresentare una stazione trasmittente compiuta, in grado di incidere nell’informazione», sottolinea Carmelo Nicosia, direttore della Fondazione OELLE Mediterraneo Antico.
LA SOUND ART IN MOSTRA
Si intitola L’isola udibile l’installazione audiovisiva immersiva del sound artist Michele Spadaro lungo il percorso espositivo dedicato a Michael Christopher Brown.
L’installazione sonora rappresenta l’esito di una residenza della durata di una settimana, svolta dalla fine di settembre scorso da Spadaro insieme allo stesso Brown, e consiste in un’indagine-ritratto sonoro del paesaggio siciliano, del suo “genius loci”, degli effetti che il suono può avere sul nostro immaginario di un luogo e sulla sua percezione reale.
Michael Christopher Brown
Michael Christopher Brown (Usa, 18 dicembre 1978) esplora i conflitti e i contesti socio-economici, politici e ambientali del nostro pianeta. Cresciuto nella Skagit Valley, una comunità agricola nello Stato di Washington, è diventato noto per la sua documentazione della guerra civile libica del 2011 e per la conseguente monografia “Libyan Sugar” (2016). Fotografo collaboratore del National Geographic dal 2005 ed ex fotografo associato della Magnum Photos, le sue foto sono conservate al Brooklyn Museum, al Museum of Fine Arts di Houston e al Musee De L’Homme di Parigi. Brown è stato il personaggio principale della serie di documentari della HBO diretta da Michael Mann “Witness: Libya”. Con oltre 500k follower su Instagram, è anche un podcaster, collezionista, praticante di Jiu-Jitsu e padre.
Dopo essersi trasferito a New York, Brown ha lavorato dal 2006 per l’agenzia fotografica italiana “Grazia Neri”. Dal 2009 ha viaggiato in Cina per due anni realizzando una serie di lavori utilizzando anche l’iPhone. Quindi, ha continuato a scattare immagini con lo smartphone in Libia, Egitto, Congo, Repubblica dell’Africa Centrale, Cuba e Palestina. La capacità di Brown di catturare momenti critici con un’iPhone gli ha fatto guadagnarela collaborazione con prestigiose riviste, tra cui Time, The New York Times Magazine, National Geographic e la piattaforma Instagram, attraverso la quale riesce a raggiungere milioni di followers. Dal 2013 al 2017 è stato membro associato dell’agenzia Magnum Photos. Nel 2011, Brown ha trascorso sette mesi in Libia fotografando la rivoluzione e la destituzione di Gheddafi. In Libia, a Misurata, è rimasto vittima di un agguato subendo gravi ferite e due trasfusioni di sangue. Due suoi colleghi fotoreporter che gli stavano accanto sono rimasti uccisi. Dal 2012 al 2014 Brown ha documentato i conflitti interni nella Repubblica Democratica del Congo. Il testo del libro di Brown “Libyan Sugar” ha vinto il “Paris Photo First Photobook Award” e “l’Infinity Award” del libro d’artista dell’ICP, International Center Photography, di New York nel 2017. Tra il 2015 e il 2016 Brown ha prodotto “Paradiso”, un progetto multimediale sulla musica elettronica e la scena giovanile dell’Havana, Cuba. Nel 2018 ha pubblicato il libro “Yo Soy Fidel”, immagini del corteo funebre di Fidel Castro a Cuba nel 2016.