Sarà presentata lunedì 11 aprile “Percorsi artistici nell’Accademia di Belle Arti di Firenze: 1900-1948”, pubblicazione in due volumi edita da Mandragora e curata da Valeria Bruni, Mauro Pratesi, Susanna Ragionieri e Giandomenico Semeraro. Un’opera che diventa anche esposizione temporanea con l’obiettivo di riportare alla luce non solo uno spaccato di storia della prima istituzione pubblica di formazione artistica in Europa – l’Accademia di Belle Arti di Firenze – ma anche alcuni tesori custoditi fra il suo vasto patrimonio artistico, librario ed archivistico.
L’iniziativa giunge in un anno particolarmente significativo per l’Accademia, con la Scuola di incisione che compie i suoi primi cent’anni e quella di Scenografia al suo settantesimo anniversario, e mette in evidenza il ruolo eclettico svolto dall’Accademia stessa in quegli anni, quando le sue vicende si intrecciarono inevitabilmente anche con gli sconvolgimenti dell’epoca. Nei due conflitti mondiali, ad esempio, essa si trasformò prima in ospedale militare, accogliendo circa 20mila soldati dal fronte, poi in luogo di riparo per fuggitivi e antifascisti, oltre che per i numerosi artisti e professori d’arte presenti a Firenze in quel tempo.
Durante il bombardamento della città, poi – si legge nel secondo dei due volumi – un pezzo delle rotaie del tram che attraversava il ponte alla Carraia fu scaraventato in una delle sue aule e, alla liberazione, il tricolore con le tre corone al centro – simbolo dell’Accademia e delle tre arti del disegno: Scultura, Pittura e Architettura – fu posto a sventolare sull’edificio in via Ricasoli, lo stesso che oggi accoglie fra le sue mura studenti provenienti da tutto il mondo.
La presentazione dei volumi si svolgerà alle ore 17 nella Sala della Minerva dell’Accademia con lo storico dell’arte Fabio Benzi, mentre la mostra inaugurerà alle 18.30 negli spazi suggestivi della biblioteca ottocentesca, un luogo che vide sostare nella sua sala di lettura intellettuali e artisti, successivamente noti esponenti di correnti culturali e artistiche nazionali.
Attraverso l’esposizione di materiale inedito come schede di iscrizione ai corsi di disegno della Scuola libera del nudo e registri di presenza della Biblioteca, la mostra funge da amplificatore, rendendo immediatamente visibili alcuni degli aspetti storici descritti all’interno dei numerosi saggi che compongono la pubblicazione omonima.
Si scopre così che nei primi 50 anni del ‘900 l’Accademia di Belle Arti svolse un ruolo importante nella formazione di alcuni esponenti del Divisionismo italiano: Plinio Nomellini, Giuseppe Pellizza da Volpedo – noto per il suo Il Quarto stato – e Gaetano Previati, tutti e tre iscritti ai corsi di disegno anatomico dal vero della Scuola libera del nudo; mentre Amedeo Modigliani, insieme a Oscar Ghiglia, era un assiduo frequentatore della Biblioteca. “A diciotto anni – si legge in un saggio di Cristina Frulli – Modigliani entrava per la prima volta nella sala di lettura della biblioteca dell’Accademia per sfogliare la rivista Emporium”.
Per l’occasione sarà esposta anche una selezione di disegni provenienti dal fondo iniziato negli anni trenta da Felice Carena – allora presidente dell’Accademia e titolare della cattedra di Pittura – che conta al suo interno, fra gli altri, originali a firma di Giorgio Morandi, De Chirico, Gino Severini, Marino Marini, Mario Sironi, Gino Severini, Fausto Pirandello, una parte dei quali attualmente in mostra ad Innsbruck.
Completano il percorso espositivo alcuni numeri storici delle principali riviste d’informazione artistica dell’epoca come Emporium, la Gazette des Beaux-Arts, Artista Moderno, e volumi particolarmente significativi per quegli anni come la prima edizione della tragedia dannunziana Francesca da Rimini, con una dedica dell’autore ad Adolfo De Carolis, suo amico e all’epoca professore dell’Accademia.
La mostra sarà visitabile per tutta la settimana, fino a venerdì 15 aprile, dalle ore 9 alle 14.30 con ingresso libero e gratuito.