Marino Marini ( Pistoia 1901- Viareggio 1980)
Nato a Pistoia nel 1901 in una famiglia di banchieri erediterà dal fratello del nonno, Torello Marini, che dipingeva per hobby, sia il nome che la passione per l’arte, il nome, troppo impegnativo poi sarà cambiato in Marino. A sedici anni si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Firenze dove sarà allievo di Domenico Trentacoste ma inizierà dalla pittura per avvicinarsi alla scultura solo nel 1922. Personaggio di grande cultura e dalle radici antiche, si considera infatti un etrusco, é però profondamente immerso nel suo tempo e attento alle nuove istanze. Chiamato a succedergli da Arturo Martini, nel 1929 si trasferisce a Milano dove occuperà la cattedra di scultura presso la Scuola d’Arte di Villa Reale a Monza e in questo anno realizzerà la prima importante scultura “Popolo”, in terracotta, con la quale si rivelerà al pubblico e alla critica. Nel 1932 a Milano si terrà la sua prima personale e la sua opera comincia ad avere i primi riconoscimenti, partecipa così alla Quadriennale di Roma e nel 1935 vincerà il primo premio per la scultura. E’ del 1936 l’opera “Cavaliere”, di grande significato anche per la ricerca e gli sviluppi successivi. Nel 1943, insieme alla moglie, Marina, si rifugia in Svizzera nel Canton Ticino, dove entrerà in contatto con grandi artisti dell’epoca come Giacometti, Wotruba, Germaine Richier. In questo periodo prosegue il ciclo delle “Pomone”, le figure femminili simbolo di fecondità. Nel 1947 partecipa alla XXIV Biennale di Venezia con una sala personale ed è in questa occasione che stringe amicizia con Henry Moore, nello stesso periodo incontra il mercante americano Curt Valentin che lo invita negli Stati Uniti e che organizza una grande personale a New York e una serie di esposizioni che contribuiscono a far conoscere la sua opera nel mondo. Nel 1952 alla Biennale di Venezia presenta dodici sculture e sei dipinti e riceve il Gran Premio Internazionale di Scultura e nel 1954 quello dell’Accademia dei Lincei a Roma. Nel 1959 porta a termine l’opera dalle dimensioni mai affrontate prima d’allora, un monumento alto sette metri destinato all’Aia. Seguono poi numerose mostre in città europee che culmineranno nelle grandi antologiche al Kunsthaus di Zurigo nel 1962 e a Palazzo Venezia a Roma nel 1966, una imponente mostra antologica, la prima in Italia. Nel 1976 la Nuova Pinacoteca di Monaco di Baviera gli dedica una sala permanente e nel 1979 nel Palazzo Comunale di Pistoia si inaugura il Centro di Documentazione dell’Opera di Marino Marini che raccoglie oltre ai disegni, le incisioni, la grande scultura “Miracolo” ed altre opere di formato minore e tutto il materiale video fotografico che documenta la vita e l’opera dell’artista. Artista di caratura internazionale, ha portato avanti il suo percorso in maniera solitaria,senza legarsi mai a nessun movimento e le sue opere sono conservate nei più importanti musei del mondo come ad esempio la Tate Gallery di Londra, ma sono quasi un centinaio. A chi gli chiedeva se si considerasse astratto o figurativo rispose : ” Non sono un esemplare di arte figurativa o di arte astratta. Faccio quello che la mia ispirazione richiede e personalmente ho molta difficoltà nel giudicarmi. Però siccome sono un mediterraneo, credo di stare di più dalla parte dei figurativi. Con grande libertà naturalmente. Non esiste poi un’opera d’arte che non includa un’idea e un’espressione astratta…”. Oggi la sua eredità artistica è raccolta ed esposta al pubblico grazie alla Fondazione Marino Marini presente a Pistoia, al Museo Marino Marini nel centro di Firenze, al Museo del Novecento di Milano che conserva la collezione dei 33 ritratti in terracotta e gesso colorato di personaggi del XX secolo che lui stesso aveva donato alla città di Milano che lo aveva ricambiato con la cittadinanza onoraria ed altre importanti collezioni museali europee.