Achille Pace ( Termoli, 1923 – Roma 2021)
Nato a Termoli, nel 1935 la sua famiglia si trasferisce a Roma e nel 1943 inizia a dipingere una pittura di paesaggio con riferimenti espressionisti. Dal 1957, dopo un lungo viaggio in Svizzera che gli permette di conoscere l’espressionismo tedesco, ma soprattutto teoria e opere di Paul Klee, cambia la sua pittura ed influenzato dall’Action Painting americana attraversa un periodo informale. Dopo la morte di Jackson Pollock nel 1956 inizia ad usare il filo e altri materiali tessili come strumento d’espressione, unendo la pittura all’assemblage. Già nel 1957 sono presenti opere che usano il filo sullo sfondo monocromo. Attivo nell’ambito dell’astrattismo storico e dell’arte informale, la cifra stilistica di Achille Pace è dettata dall’uso, all’interno di spazi neutri, di un filo di cotone che come un guizzo di luce definisce e circoscrive lo spazio della visione. Il filo è espressione di una concezione dello spazio che chiarisce i rapporti tra gesto e materia, tra condizione e simbolo del colore. Una ricerca incentrata sul valore della forma snaturata della sua essenza ma rivelata come ipotesi reale di una dimensione altra. Una ricerca che dura da oltre 50 anni e che l’artista continua a sviluppare attraverso nuovi percorsi cromatici e formali con i quali la cosiddetta “poetica del filo” viene proposta in infinite varianti. Nel 1962 insieme a Biggi, Carrino, Frascà, Santoro e Uncini fonda il Gruppo Uno nel quale lavorerà fino al 1964. La sua pittura si impone ben presto all’attenzione della critica e l’artista viene invitato a partecipare alle più importanti rassegne nazionali ed internazionali come Biennale di Venezia, la Quadriennale di Roma ed alcune delle più significative mostre dell’arte italiana del Novecento che si sono tenute sia in Italia che all’estero. Nel 1960 fonda il Premio Termoli che si caratterizza, soprattutto nel primo triennio, quale luogo internazionale per la discussione e il confronto sullo stato dell’arte.