“Tatay. Con la coda dell’occhio” Marina Ballo Charmet alla Galleria IL PONTE

Il Ponte conclude la stagione espositiva, prima della pausa estiva, con la personale dedicata a Marina Ballo Charmet, Tatay Con la coda dell’occhio  a cura di Marco Meneguzzo che si apre il 24 maggio alle 19. Il progetto, del quale la galleria tratta il risultato fotografico, si lega alla videoinstallazione Tatay.

Nella videoinstallazione di Tatay la ricerca artsitica “di Marina Ballo Charmet è una poetica e raffinata riflessione sul tema della paternità in cui suono e immagine si intrecciano e si rafforzano a vicenda per riportare a voci e gesti privati, personali, afferenti alla sfera del quotidiano, ma al contempo universali e ancestrali”, come scrive Stefano Boeri per la presentazione alla Triennale di Milano. Progetto presentato poi alla Fondazione Bevilacqua La Masa nel 2022.

Un ambiente sonoro oscuro dove 12 voci di padri di paesi e lingue diversi cantano la ninnananna al loro bambino. Le voci si intrecciano e si susseguono a formare un’unica voce ancestrale e primordiale, che non dice ma canta e il gesto della proiezione che si ripete e si intravede nell’oscurità è quello del padre che culla il suo piccolo.

In galleria viene presentato per la prima volta il percorso strettamente fotografico di questa ricerca artistica, attraverso dodici fotografie a colori di grande formato, del progetto Tatay, realizzate negli ultimissimi anni. Esse afferiscono alla genitorialità maschile, alla relazione primaria padre-figlio. Spesso dettagli di aree di contatto tra il padre e il bimbo molto piccolo dove si suggerisce una intimità tattile olfattiva.

…”In questa prospettiva, la ricerca di Marina Ballo Charmet è unica nel suo genere all’interno del panorama artistico italiano. Dimostra una profonda resilienza rispetto a qualsiasi tipo di allineamento, immaginando la fotografia come strumento di auto-educazione o ri-educazione prima di tutto alla visione stessa. Marina parla, infatti, dell’idea di fotografare come una possibilità dello sguardo, “un potere di vedere diversamente da prima il mondo, forse di vederlo come se lo vedessi veramente per la prima volta” (Emma Zanella, Alessandro Castiglioni). Marina Ballo Charmet dà vita a immagini inconsuete aperte a molte interpretazioni, invitando il pubblico a guardare con interesse rinnovato la realtà che ci circonda”.

Del lavoro storico con la coda dellocchio,(1993-94), nel piano inferiore della galleria sono esposte sei foto in bianco e nero di grande formato, stampate ai sali d’argento, in cui i bordi della città sono visti con uno sguardo dal basso, mettendo l’obiettivo all’altezza dell’occhio di un bambino di tre o quattro anni e riprendendo da quel punto di vista il tessuto urbano, soprattutto marciapiedi, spartitraffico, sterrati. Un repertorio di immagini dove protagonista è la quotidianità, tutto ciò che ci circonda, vista di sfuggita…

”Marina Ballo Charmet rifiuta l’antropocentrismo di una visione esatta e presumibilmente oggettiva. Lo sguardo non è più una presa di distanza ma una forma di partecipazione, psichica e psicologica. Da un progetto ad un altro l’immagine, statica o in movimento, è il luogo di un’intimità sperimentale, indefinita” (Jean-Francois Chevrier).

Marina Ballo Charmet

Vive e lavora a Milano, dove nasce nel 1952. Laureata in filosofia, con successiva specializzazione in psicologia, lavora come psicoterapeuta infantile. Negli anni settanta realizza filmati in video per il Comune di Milano e Rai 3 e pubblica un libro sulla separazione precoce del bambino dalla famiglia. Parallelamente al lavoro psicanalitico (opera come psicoterapeuta nei servizi territoriali pubblici di Milano), dalla metà degli anni ottanta si dedica anche a ricerche sui linguaggi della fotografia. Il quotidiano, il “sempre visto” che lei stessa definisce “il rumore di fondo della nostra mente” è il suo soggetto privilegiato. “Adotta una sguardo caratterizzato da una mobilità percettiva e dal fuori fuoco, laterale o dal basso – tipico della condizione infantile – che restituisce una visione fluttuante”, una “percezione periferica legata al nostro preconscio”.

Tra le mostre personali: Marina Ballo Charmet, Walter Niedermayr. Out of Sight,  Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia (2022),Tatay, Triennale (videoinstallazione), Milano (2021), Fuori campo, Istituto Italiano di Cultura, Madrid (2019); Au bord de la vue, Le Point du Jour, Cherbourg (2019), Museo MAGA Gallarate (2018), Bleu du Ciel, Lyon (2018); milanopiazzaduomo (con Gabriele Basilico), Museo del Novecento, Milano (2015); Sguardo terrestre, MACRO (Roma, 2013); At Land. Bodyscape & Cityscape, Storefront for Art and Architecture, New York (2009); Il Parco, Triennale di Milano (2008); Marina Ballo Charmet, Centre National de la Photographie, Paris (1999).

Ha partecipato alla XII Mostra Internazionale di Architettura Biennale di Venezia nel 2010 e alla XLVII Biennale d’Arte di Venezia nel 1997.

Ha pubblicato diversi libri e cataloghi tra i quali  Urv-àra, Segnature 21 (2021); Con la coda dellocchio.  Scritti sulla fotografia,  Quodlibet  (2017)  Out of the corner of my eye.  Writings on photography,  Quodlibet (ed. inglese, 2021),  Au bord de la vue. Linee biografiche, Danilo Montanari Editore (2018), Sguardo Terrestre,  MACRO-Quodlibet (2013),  Oracoli, santuari e altri prodigi. Sopralluoghi in Grecia,  Humboldt-Quodlibet (2013),  Il parco, Charta  (2008),  Marina Ballo Charmet, Fotografie e video 1993/2007, Electa (2007),  Primo campo,  Le Point du jour Éditeur (2004),  Rumore di fondo,  Art& (1998),  Con la coda dellocchio,  Art& (1995),  Il limite,  Associazione Culturale Italo  Francese, Bologna, Bari (1992).

 

 

 

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