Fino al 16 settembre il Salone di Villa Romana, a Firenze, ospita una mostra del pittore Giorgio Griffa. Griffa ha concepito la selezione di opere, degli ultimi suoi due anni di lavoro, come una riflessione sul rapporto tra individuale e collettivo, tra i pensieri che i 90 miliardi di neuroni generano in ogni singolo individuo degli otto miliardi di esseri umani che vivono attualmente su questo pianeta e quelli pensati dai 100 miliardi di esseri umani che hanno vissuto prima di noi. Se è vero che la quantità totale di energia nell‘universo rimane costante, allora essa circola incessantemente tra uno stato di indistinguibilità da un lato e uno stato di identità individuale dall‘altro. Griffa ritiene che la pittura sia la ricerca di frammenti di questa immensa memoria collettiva.
Giorgio Griffa è nato a Torino nel 1936 e qui ancora risiede. Fin dalla fine degli anni Sessanta pratica la pittura come una sorta di punteggiatura, come un atto che porta il colore in primo piano. Il ritmo dei segni sulla tela si ispira al ritmo del respiro, al ritmo di un modo di scrivere prima dell‘avvento della scrittura stessa. Il suo cromatismo è intriso di luce; ogni singolo colore appare come una tonalità intermedia. All‘inizio della sua carriera, negli anni Sessanta, dopo aver visto gli affreschi della Cappella Sistina, passò dalla pittura a olio a quella acrilica, capace di riflettere più liberamente la luce del mondo.
Come nella pittura ad acquerello, Griffa applica il colore in segni chiari e univoci su una tela non tesa. Quando il dipinto non è temporaneamente visibile (in collezioni o mostre), la tela viene ripiegata e riposta. Le pieghe restano visibili quali tracce di questo stato intermedio. La pittura di Giorgio Griffa è stata ascritta all‘Informale, all‘Arte Povera, alla pittura analitica e persino concettuale, ma essa è assolutamente unica nella sua apertura, nel suo approccio tanto sensibile quanto deciso e nella sua materialità non gerarchica.
Si pone come una forma di pittura che ritorna sempre alle origini del dipingere: la mano, il colore, il supporto, la luce. Dalla fine degli anni Sessanta, i vari gruppi di opere a cui Giorgio Griffa fa ripetutamente riferimento e che continua a sviluppare sono stati esposti in tutto il mondo in più di 150 mostre personali e moltissime collettive. Tuttavia, questa è la prima volta in 45 anni – dalla sua mostra del 1977 alla Galeria Ia Piramide – che la sua pittura viene di nuovo esposta a Firenze.
Introduzione: Martin Holman, storico dell‘arte e critico britannico
Orari di apertura: Da martedì a venerdì 14.00 – 18.00 e su appuntamento
in ottemperanza alle normative anti-Covid
Didascalia foto : Giorgio Griffa, Unitiseparati, 2020, acrilico su tela, Foto: Giulio Caresio, courtesy Archivio Giorgio Griffa